domenica 11 luglio 2010

Mangiare meglio per combattere "Big Pharma" e ridurre la spesa sanitaria

Come nella ricerca della pietra filosofale, la ricerca medica e farmaceutica si è sempre concentrata nella ricerca della medicina miracolosa. La pillola contro il cancro, il vaccino contro l'aids, lo psicofarmaco contro la depressione, la soluzione chirurgica contro i tutti i problemi circolatori, ortopedici, intestinali.
In realtà è sempre più evidente che la medicina scientifica occidentale, che ha molti meriti, è fortissima nella diagnostica di ogni genere, nel pronto soccorso e nella chirurgia d'emergenza. Ma è molto meno efficace e in certi casi quasi impotente nella prevenzione e nella cura delle malattie croniche.

Perché? Semplice: prevenzione e cura delle malattie croniche spesso è più una questione di stile di vita e alimentazione che di pillole magiche.

Un esempio: il mal di schiena
Nessun bambino soffre di mal di schiena o di artrosi cervicale. Quando arrivano i problemi? Quando smette di giocare e, diventando adulto, cominciano ad accumularsi i problemi dati da cattiva postura, mancanza di movimento oppure sport inadeguati, alimentazione sbagliata, eccessi di alcol, fumo e caffé.

Qual è la soluzione?
Movimento fisico e alimentazione vegetariana, quasi-vegetariana o semi-vegetariana per tutta la vita. Salvo che la soluzione è talmente semplice e poco costosa che nessuno ha interesse a promuoverla:

  • L'industria alimentare vuole vendere i suoi alimenti industriali, dolciumi, piatti pronti, comfort food, servizi di catering, ristorazione veloce, fast food, prodotti e servizi per grandi mense.
  • Successivamente un'industria del benessere vuole vendere anche gli integratori alimentari che dovrebbero integrare cibi privi di vitamine e vitalità, oltre ai prodotti per dimagrire, le diete, i beveroni, i cibi "senza grassi", quelli dolcificati artificialmente.
  • L'industria farmaceutica vuole vendere medicinali e i suoi clienti ideali sono i malati immaginari e i malati cronici. Al punto che, quando le malattie non ci sono, vengono inventate, oppure si investe nel ricchissimo canale dei vaccini (l'esempio più evidente è il recente caso dell'influenza suina: in previsione di una presunta epidemia di influenza si sono indotte intere nazioni a comprare stock enormi di vaccino, che poi non sono serviti perché l'epidemia non c'è stata). Il vaccino anti-influenzale è l'esempio paradigmatico di questa strategia di marketing: se fai il vaccino non hai la garanzia di non ammalarti, corri comunque un piccolo rischio di reazione negativa o di shock anafilattico, e comunque hai speso dei soldi o li hai fatti spendere al servizio sanitario. È come comprare un biglietto alla lotteria o fare un'offerta a un eremita perché preghi per te: paghi subito, e non hai nessuna garanzia né del servizio, né di avere qualche vantaggio.
  • Infine il complesso industriale medico-sanitario vuole ospedalizzare e operare chirurgicamente più gente possibile, nei limiti delle possibilità di spesa personali, assicurative o del servizio pubblico, e oltre. Come tutte le industrie cerca di vendere il suo prodotto e fare un bypass coronarico è più facile e genera più fatturato che indurre i potenziali infartuati a cambiare il loro stile di vita (scelta che comporta anche minori consumi alimentari, minori consumi farmaceutici e scelte di vita più consapevoli, danneggiando i fatturati delle industrie precedenti).
L'ostacolo culturale-gustativo
Esiste infine un ultimo ostacolo: quello culturale-gustativo. Nella produzione alimentare industriale (che comprende anche fast food, mense aziendali e la ristorazione non consapevole di quei locali pubblici gestiti da personale non consapevole dei problemi alimentari) il metodo principale per rendere più saporito il cibo, soprattutto se la qualità di partenza non è eccelsa, è uno solo: abbondare con sale, zucchero, grassi. Quando ci si abitua a cibi e merendine salati, dolcificati o arricchiti di grassi in eccesso, la verdura sembra assolutamente insipida.

In realtà, quando si esce dal condizionamento gustativo di sale-zucchero-grassi, la verdura cruda può essere addirittura meravigliosa.

La sfida del finocchio
Sfido a fare una prova pratica: soprattutto durante la calura estiva, due o tre ore dopo l'ultimo pasto, prendere un finocchio o un sedano dal frigorifero, lavarlo, tagliarlo a fette e mangiarlo senza condimento e senza mangiare altro. Nella maggior parte dei casi, soprattutto nella calura estiva, sarà un piacere estremo.

Se invece, prima di mangiare il finocchio, si mangiano delle patatine, dei salatini, un gelato confezionato (le tipiche "golosità" da sfizio), il finocchio o il sedano risulteranno immangiabili e potrebbero anche risultare indigeribili. Ma lo "snack sfizioso", dolce o salato, non sarà mai così gustoso come quando si mangia il finocchio o il sedano a digiuno.

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